La nostra
storia

IL CLUB DEL BUTTAFUOCO STORICO

Il 7 febbraio del 1996 nasce il Club del Buttafuoco Storico dall’unione di undici giovani viticoltori: Bruno Barbieri, Davide Brambilla, Giuseppe Calvi, Valter Calvi, Claudio Colombi, Ambrogio Fiamberti, Stefano Magrotti, Franco Pellegrini, Andrea Picchioni, Umberto Quaquarini, Paolo Verdi.
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L’intento è quello di collaborare nella ricerca delle caratteristiche storiche, nella selezione delle vigne più vocate, nella produzione controllata e nella promozione del vino Buttafuoco.
Una sfida importante senza incoscienza, ma con il convincimento fondato di poter guerreggiare ad armi pari con i grandi vini italiani e internazionali.
Un’avventura del tutto nuova per l’Oltrepò: arrivare ad avere il vino della tradizione paradossalmente nuovo, concepito e realizzato con criteri inconsueti per le nostre cantine, dove il parametro più sicuro per la qualità del vino era da sempre la capacità di esplodere in una spuma compatta al solo versarlo. Difficile dunque il solo pensare ad un vino fermo, quieto nella sua austerità, come è difficile convincersi a produrre meno, ad abbattere i grappoli in esubero, e come è ancora più difficile assoggettarsi al giudizio di coloro che soli avranno la facoltà di giudicare la piena rispondenza del vino con le norme del Club, per poterlo presentare come membro degno a tutti gli effetti.

Il 5 marzo del 1996 viene registrato lo statuto, che vincola i soci a produrre il Buttafuoco secondo un rigido regolamento interno.
Il marchio adottato è composto da un ovale, rievocazione della botte tipica dell’Oltrepò Pavese, sostenuto dalla scritta Buttafuoco e dal quale si dipartono due nastri rossi rappresentativi dei due torrenti, il Versa e lo Scuropasso, che delimitano la zona storica di produzione; all’interno la sagoma di un veliero sospinto da vele infuocate a ricordare che nella seconda metà del 1800, la Marina Imperiale austro-ungarica varò una nave dal nome “Buttafuoco”.
La leggenda vuole che il nome sia il ricordo di una battaglia perduta da una compagnia di marinai imperiali, comandati a operazioni di traghettamento sul fiume Po nei pressi di Stradella e successivamente impiegati su queste nostre colline nella guerra contro i franco-piemontesi.

Un vino del luogo chiamato Buttafuoco ebbe più successo del fuoco della battaglia nell’ attirare a sé i baldi marinai, i quali, dentro una grande cantina, fecero strage di botti e bottiglie.

L'ASSOCIAZIONE

  • Presidente: Enol. Davide Calvi
  • Vice presidente: Dott. Giulio Fiamberti
  • Direttore: Armando Colombi
  • Graziano Calvi
  • Tommaso Cavalli
  • Pierluigi Giorgi
  • Marco Maggi
  • Umberto Quaquarini
  • Eugenio Achilli
  • Silvio Rocca

Come da Albo Regionale

Le origini

Il Buttafuoco Storico trae le sue origini dal crinale spartiacque fra i torrenti Versa e Scuropasso, nella prima fascia collinare dell’Oltrepò Pavese denominato “Sperone di Stradella”.

È nota la vocazione plurimillenaria di questo territorio alla coltivazione della vite ed alla produzione del vino. Numerosi sono gli autori classici e moderni che trattano la storia vitivinicola di questa zona, legandola alla favorevole posizione geografica che obbligava i condottieri, i pellegrini ed i mercanti ad attraversarla.

È proprio il passaggio di queste genti che permise uno sbocco commerciale al vino qui prodotto e arricchì, nel corso dei secoli, di nuove conoscenze la locale viticoltura facendola diventare una delle più importanti d’Italia. Documenti del 1700 attestano sullo sperone di Stradella la produzione di vini rossi molto forti ad opera di antesignani del Buttafuoco che ben si prestavano ad accompagnare le mense dei nobili e dei monasteri di Pavia e Milano.

Fra il 1700 e il 1800 il poeta dialettale milanese Carlo Porta attribuì il nome Buttafuoco, in dialetto “Butafeug”, ad un vino proveniente dalle colline di Stradella di grande corpo e alcolicità, che quasi bruciava la bocca. Un altro aneddoto fra storia e leggenda legato al Buttafuoco è il resoconto di un fatto accaduto nel 1859 durante la seconda guerra di indipendenza. Peter Schenk narra che una compagnia di marinai austriaci impegnata a traghettare le truppe sul fiume Po, al momento di andare in battaglia in terraferma avesse disertato e, invece di nemici, avesse fatto strage di botti e bottiglie di un vino locale chiamato Buttafuoco. Lo scrittore lega questa storia al fatto, invece realmente accaduto, che la marina austroungarica dopo alcuni anni varò una nave chiamandola “Buttafuoco“. È da questo racconto tra mito e realtà che il 7 febbraio 1996, quando alcuni vignaioli decisero di associarsi per rivalutare questo prestigioso vino, adottarono il Veliero come loro simbolo.

La leggenda
del Veliero

La storia del Veliero presente nel Marchio del Consorzio “Club del Buttafuoco Storico” nasce da un aneddoto tra storia e leggenda … il resoconto di un fatto accaduto nel 1859 durante la seconda guerra d’indipendenza nella famosa Battaglia di Montebello nei pressi di Casteggio.

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Scopri la storia del nostro marchio

Gli austriaci che combattevano contro i piemontesi erano dislocati nella zona tra Broni e Stradella con sede del quartier generale a Palazzo Isimbardi, sul posto giunsero una quarantina di marinai dell’Imperiale Regia Marina, con il compito di assistere i pontieri nella costruzione e nel traghettamento delle truppe austro-ungariche sul fiume Po.

Quando la battaglia si fece complicata per le truppe austriache i generali Urban e Julai ordinarono ad un reparto “dell’Imperiale e Regio Equipaggio da ponte della Marina”, 39 uomini comandati da un Guardiamarina, di venire a combattere sulle colline dell’Oltrepò per dare man forte alle truppe.
Secondo Peter Schenk questi marinai si “persero” misteriosamente proprio all’inizio delle operazioni belliche; in un primo momento si pensò che la loro scomparsa fosse causata da uno scontro a fuoco con i piemontesi o con i contrabbandieri numerosi in quella zona di confine, pertanto lo Stato Maggiore austro-ungarico decise di iniziare le ricerche degli scomparsi inviando reparti di Ussari a cavallo nei dintorni di Stradella, i marinai furono ritrovati il giorno dopo sani e salvi ma completamente ubriachi in una cantina sulle cui botti era scritto il nome del “micidiale” vino: BUTTAFUOCO.

Dalla leggenda adesso si passa ad un fatto realmente accaduto…

Lo scrittore Peter Schenk ci racconta che nel 1872 la Marina Imperiale varò la cannoniera “Erzherzog Albrecht” e che la stessa dopo trent’anni di attività il 31 marzo 1908 venne radiata ; in ricordo di quell’ottimo vino bevuto dai marinai in Oltrepò 60 anni prima fu ribattezzata “Feuerspeier” (in italiano Buttafuoco), la nuova missione della nave fù di essere registrata come pontone per essere utilizzato come alloggio per gli Allievi della Scuola di Artiglieria di Pola.
Nel 1916 con l’incremento della Flotta Sommergibili venne adattato ad Acquartieramento Sommergibilisti dei numerosi U-Boote tedeschi operanti in Adriatico.
Nel 1920 venne consegnato all’Italia che lo portò a Taranto e le diede il nome di “Regia Nave Buttafuoco”, continuando ad utilizzarlo come nave-caserma per alloggiamenti equipaggi sommergibili del IV Gruppo.
In seguito le venne dato la sigla GM64. Nel 1947 era ancora nell’arsenale di Taranto, dove venne infine demolita nel 1955, dopo ben 83 anni dal varo.
Da questo racconto tra mito e realtà che il 7 febbraio 1996, quando alcuni vignaioli decisero di associarsi per rivalutare il prestigioso vino Buttafuoco adottarono una nave nel loro simbolo o meglio il veliero.

IL REGOLAMENTO

  • Per la produzione di Buttafuoco Storico sono ammesse solo quelle vigne che storicamente hanno nei secoli generato buttafuoco di altissima qualità, posizionate all’interno della “zona storica”.
    Tutte le pratiche colturali devono mirare alla ricerca della massima qualità e al rispetto dell’ambiente. Le forme di allevamento ammesse sono solo quelle a vegetazione ascendente.
    L’uvaggio del Buttafuoco è costituito esclusivamente da uve autoctone dell’Oltrepò: Croatina, Barbera, Uva Rara, Ughetta di Canneto.
    La vendemmia non potrà essere effettuata prima della data stabilita da una apposita commissione di campagna e dovrà essere rigorosamente manuale con attenta cernita dell’uva.
    La vinificazione delle uve deve avvenire in un unico vaso vinario e il risultato di questa pratica non può più essere modificato.
    Il Buttafuoco affinato nel legno di rovere per almeno dodici mesi deve raggiungere la tipologia dei grandi vini rossi tranquilli: di colore carico e forte, con grande corpo e struttura, caldo nel gusto e nei profumi.
    Successivamente rifinito nella storica bottiglia oltrepadana almeno per sei mesi sulla quale è impresso il marchio del Club.
    Ad ulteriore garanzia verrà applicato un bollino che riporterà un numero progressivo e i fuochi dell’annata.
    Il punteggio minimo richiesto al vino per potersi fregiare del marchio, sarà di ottanta centesimi secondo la scheda
    dell’Union International des Oenologues e sarà espresso da una commissione di cantina.

    Sulla base dell’ultima degustazione viene stabilita la classifica dell’annata espressa in fuochi:
    da 80/100 a 85/100 tre fuochi
    da 86/100 a 90/100 quattro fuochi
    da 91/100 a 95/100 cinque fuochi
    da 96/100 a 100/100 sei fuochi

    Il Buttafuoco Storico potrà essere presentato al pubblico e messo in commercio a partire dal primo di ottobre dopo tre anni dalla raccolta.